La disciplina riguardante gli
immobili urbani adibiti ad uso diverso da quello abitativo, segue una
disciplina particolare, che ha speciale riguardo alla
stabilità del godimento del bene.
Infatti il canone di locazione è libero
(e può essere aumentato annualmente solo nel limite del 75%
della variazione dell'indice del costo della vita), mentre la durata
è fissata in minimo sei anni (addirittura nove se si svolge
attività alberghiera). Alla prima scadenza, il rinnovo
può essere negato dal locatore solo nei casi espressamente
previsti dalla legge, e cioè qualora egli dichiari di voler:
- adibire l'immobile ad abitazione propria, del
coniuge o dei parenti entro il secondo grado in linea retta;
- adibire l'immobile all'esercizio, in proprio o
da parte del coniuge o dei parenti entro il secondo grado in linea
retta, di un'attività industriale, commerciale, artigianale
o di interesse turistico;
- demolire l'immobile per ricostruirlo, oppure
ristrutturarlo integralmente;
- ristrutturare l'immobile al fine di rendere la
superficie dei locali adibiti alla vendita conforme alle previsioni di
legge.
Il conduttore che esercita un'attività a contatto il
pubblico (ma non i professionisti) ha diritto di prelazione se il
locatore, alla seconda scadenza, intende nuovamente locare o quando,
vigente il contratto, intende vendere.
Quando il rapporto contrattuale cessa per
volontà del locatore, e non per risoluzione consensuale o
inadempimento, disdetta o recesso del conduttore, il proprietario deve
corrispondere un'indennità pari a 18 mensilità
(21 se si tratta di attività alberghiere) dell'ultimo canone
corrisposto. Se l'immobile è adibito dal locatore o dal
nuovo conduttore alla medesima attività,
l'indennità è raddoppiata. L'indennità
non è dovuta se le attività che si svolgevano nel
locale non prevedevano un contatto diretto con il pubblico.
Il conduttore può sublocare l'immobile
o cedere il contratto anche senza il consenso del locatore
purché venga contestualmente locata o ceduta l'azienda.
AVVERTENZE:
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